Messisbugo_Ritratto
Cristoforo Messisbugo
Il grande cuoco degli Este, Scalco e Conte Palatino

Il primo grande cuoco e, soprattutto, Scalco e Maestro di Casa del Cinquecento è Cristoforo da Messisbugo, autore del celeberrimo I Banchetti (1549). Pochissime sono le notizie sicure sulla vita di questo grande Scalco, e si è tuttora incerti anche sull’esatta ortografia del nome, ma la forma Messi Sbugo, così come appare al frontespizio dell’edizione originale, potrebbe essere quella più corretta. Il padre, Antonio, servì i duchi di Ferrara dal 1491 al 1493 e gli antichi scrittori di storia Ferrarese lo dicono immigrato dalle Fiandre, appartenente alla famiglia dei Messys, nonché forse parente del celebre pittore fiammingo quattrocentesco Quentin Massys. Di certo sappiamo che già nel 1519 Cristoforo serviva come Sotto-spenditore ducale seguendo Alfonso I d’Este in importanti missioni politiche e diplomatiche. Con Ettore II d’Este divenne Provveditore e, grazie ai suoi successi di Scalco, fu creato Conte Palatino da Carlo V il 10 Gennaio 1533. Messisbugo celebrò l’avanzamento sociale sposando la nobile Agnese di Giovanni Gioccoli, legando così il suo nome a doppio filo all’aristocrazia ferrarese. A Ferrara morì nel 1548, avendo appena terminato o avendo di poco lasciato incompiuta l’originaria stesura del testo dei Banchetti che venne poi dato alle stampe l’anno successivo.

Fu sepolto in Sant’Antonio in Polesine, dove si conserva tuttora la sua lapide, considerata nel Seicento un’importante testimonianza storica, se è vero che già il Guarini nel suo Compendio historico delle chiese di Ferrara del 1621, parlando di suddetta chiesa, scrive:

“In questa chiesa alla destra dell’altar maggiore sta sepellito Cristofaro di Messi sbugo che compose un libro intitolato i banchetti, nel quale si apprende il modo di condir ogni sorte di vivande e di ordinare qual si voglia lautissimo, e Regio convito”.

Il Messisbugo, come accennato, non fu soltanto un cuoco e nemmeno semplicemente maestro di casa, fu Scalco nell’accezione più rinascimentale e maiuscola del termine: il soprintendente di tutta la complessa macchina cortigiana della banchettistica e fu uno dei primi a promuovere e, soprattutto, raccontare nei suoi scritti tutti quegli spettacoli di arte varia, musica e cultura che accompagnavano i banchetti. Egli fu, insomma, il primo dei grandi Scalchi, responsabile e regista del banchetto-show nel quale erano presenti tutte le forme d’arte conosciute, anche di altissimo livello se si pensa che uno dei suoi banchetti venne aperto dalla prima in versi della Cassaria dell’Ariosto e che, nello stesso banchetto, il Ruzante interpretò personalmente alcuni madrigali ‘alla pavana’.

OPERE DISPONIBILI DI Messisbugo Cristoforo

Messisbugo_Ritratto
Cristoforo Messisbugo

Il primo grande cuoco e, soprattutto, Scalco e Maestro di Casa del Cinquecento è Cristoforo da Messisbugo, autore del celeberrimo I Banchetti (1549). Pochissime sono le notizie sicure sulla vita di questo grande Scalco, e si è tuttora incerti anche sull’esatta ortografia del nome, ma la forma Messi Sbugo, così come appare al frontespizio dell’edizione originale, potrebbe essere quella più corretta. Il padre, Antonio, servì i duchi di Ferrara dal 1491 al 1493 e gli antichi scrittori di storia Ferrarese lo dicono immigrato dalle Fiandre, appartenente alla famiglia dei Messys, nonché forse parente del celebre pittore fiammingo quattrocentesco Quentin Massys. Di certo sappiamo che già nel 1519 Cristoforo serviva come Sotto-spenditore ducale seguendo Alfonso I d’Este in importanti missioni politiche e diplomatiche. Con Ettore II d’Este divenne Provveditore e, grazie ai suoi successi di Scalco, fu creato Conte Palatino da Carlo V il 10 Gennaio 1533. Messisbugo celebrò l’avanzamento sociale sposando la nobile Agnese di Giovanni Gioccoli, legando così il suo nome a doppio filo all’aristocrazia ferrarese. A Ferrara morì nel 1548, avendo appena terminato o avendo di poco lasciato incompiuta l’originaria stesura del testo dei Banchetti che venne poi dato alle stampe l’anno successivo.

Fu sepolto in Sant’Antonio in Polesine, dove si conserva tuttora la sua lapide, considerata nel Seicento un’importante testimonianza storica, se è vero che già il Guarini nel suo Compendio historico delle chiese di Ferrara del 1621, parlando di suddetta chiesa, scrive:

“In questa chiesa alla destra dell’altar maggiore sta sepellito Cristofaro di Messi sbugo che compose un libro intitolato i banchetti, nel quale si apprende il modo di condir ogni sorte di vivande e di ordinare qual si voglia lautissimo, e Regio convito”.

Il Messisbugo, come accennato, non fu soltanto un cuoco e nemmeno semplicemente maestro di casa, fu Scalco nell’accezione più rinascimentale e maiuscola del termine: il soprintendente di tutta la complessa macchina cortigiana della banchettistica e fu uno dei primi a promuovere e, soprattutto, raccontare nei suoi scritti tutti quegli spettacoli di arte varia, musica e cultura che accompagnavano i banchetti. Egli fu, insomma, il primo dei grandi Scalchi, responsabile e regista del banchetto-show nel quale erano presenti tutte le forme d’arte conosciute, anche di altissimo livello se si pensa che uno dei suoi banchetti venne aperto dalla prima in versi della Cassaria dell’Ariosto e che, nello stesso banchetto, il Ruzante interpretò personalmente alcuni madrigali ‘alla pavana’.

OPERE DISPONIBILI DI Messisbugo Cristoforo