Omero Rompini (pseud. di Romeo Prampolini), La Cucina dell’Amore. Manuale afrodisiaco per gli adulti dei due sessi. Catania, Libreria Tirelli di F. Guaitolini, 1926.

'L’amore vero – non sa infatti rinunziare all’alimentazione necessaria a mantenere la vita, e anzi non può fare a meno di una buona, ricostituente alimentazione'
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Omero Rompini (pseud. di Romeo Prampolini), La Cucina dell’Amore. Manuale afrodisiaco per gli adulti dei due sessi. Catania, Libreria Tirelli di F. Guaitolini, 1926.

240×145 mm. Pagine 211, [5]. Brossura editoriale stampata. Minimi strappetti al dorso ma ottimo esemplare.

Prima edizione di questo capolavoro di libretto con ogni probabilità redatto – sotto l’epico ed equivocabile pseudonimo di ‘Omero Rompini’ – da Romeo Prampolini, gaudente giovane avvocato nonché libraio ed editore, nella ruggente Catania del primo ventennio del Novecento.

L’opera, edita nel novembre del 1926 dalla Libreria Tirelli di F.Guaitolini e stampata coi tipi della Tipografia Zuccarello & Izzi, si presenta in brossura, dove fà bella mostra di sé un esergo tratto dal leggero e fortunatissimo libello del Sire di Badricourt, cui Prampolini chiaramente si ispira.

Questa prima – e unica – edizione di manuale di seduzione, ricco di ricette, è aperta da una dotta quanto eterogenea prefazione titolata La Cucina di Citera. Essa, vero e proprio manifesto programmatico, non lascia adito a dubbi sul concetto d’amore dell’Autore sin dall’apertura:

Si dice generalmente che gli innamorati perdono l’appetito e che vivono d’aria e di sospiri. Se questa affermazione può essere accettabile – e solo fino ad un certo punto – per quanto riguarda l’amore platonico, è però assolutamente falsa per quanto riguarda l’altro amore, il vero! Quello che dà gioie supreme e supreme voluttà, quello che la provvida natura assegnò come principalissima funzione all’essere vivente per assicurare la riproduzione dell’essere vivo, la conservazione della specie. Questo amore – l’amore vero – non sa infatti rinunziare all’alimentazione necessaria a mantenere la vita, e anzi non può fare a meno di una buona, ricostituente alimentazione’.

Chiaro, no?

Questa prima parte prosegue poi con una ricca raccolta di aneddoti e notizie storiche e pseudo-storiche sull’alimentazione correlata alla sessualità, dall’antica Roma a Luigi XV e Du Barry, che cerca di riassumere il rapporto storicamente e filosoficamente sempre esistito fra cibo, desiderio e potenza sessuale utilizzando figure archetipiche quali la Cleopatra che ‘regina non meno che cortigiana, alla morte di Cesare – trepidando per la conservazione della corona – volle all’insufficienza delle armi supplire colla potenza della seduzione’ – obnubilando Antonio con – ‘le blandizie della mensa che si fecero preziose alleate alle arti d’amore’.

Alla lunga prefazione seguono le singole sezioni in cui Rompini divide la sua opera: Ricette di vivande; Ricette di Dolciumi; Le zuppe afrodisiache; Influenza della carne del pesce sulle attività delle funzioni sessuali; Formule più specialmente raccomandate per la cucinatura del pesce; Le uova; I Tartufi; Ricette di Tartufi; Per le donne: ghiottoneria e ghiottonerie; I Menus dei gabinetti riservati; Per una bionda, Ricette; Per una bruna, Ricette; La Cucina rigeneratrice; Scelta di legumi stimolanti; Il Cioccolato ausiliario alla Cucina di Citera; Bibite riconfortanti; Due parole sugli Afrodisiaci; La mensa dei Gallo-Romani del V secolo; Un desinare ai tempi di Enrico II.

Il manuale, al di là delle tirate storiche e dei detti triti e ritriti alla ‘Sine Bacco et Cerere frigescit Venus’, offre ricette curatissime e dettagliati piani d’azione su come riuscire a sedurre il gentil sesso per concedersi ad ‘assaporare a lungo i doni possenti cari alla voluttà di quella virilità rigenerata e rinvigorita dal cibo’.

Il punto di vista è quello del bon vivant, dell’oggi anacronistico – e scorrettissimo – vieux marchant, che però fa tanto Belle Époque… Le strategie sono scientifiche e militarmente organizzate, divise addirittura per colore dei capelli dell’obiettivo, l’approccio è preciso, puntuale e non lascia spazio ad improvvisazione o, sia mai, sciatteria. Ma questa descrizione non rende merito in effetti allo sforzo creativo Vediamo quindi nello specifico le differenze di preparazione, intervento e menu necessari a sedurre una bionda o una bruna, così come sono esposte nel testo, senza tagli, interpolazioni o possibili fraintendimenti:

L’appellativo ‘biondo’ comprende tutta la gamma delle sfumature compreso tra il biondo dorato della spiga matura sino al castano chiaro dei bronzi fiorentini. In via generale per la bionda il nostro vecchio gaudente consiglia: – Scegliere un ristorante di quelli che si rispettano. Conviene che la tappezzeria del gabinetto sia intonata al colore delle chiome bionde: preferibile quindi le stoffe di un bleu turchese. L’aria sia leggermente impregnata di essenza di eliotropio bianco: sui mobili siano distribuiti a profusione mazzi di violette di Parma e fasci d’iris fiorentina: sulla mensa abbondino tuberose e mughetti, fra cui si sceglieranno i fiori che adorneranno il seno palpitante. Il solito garrulo pianoforte sia sostituito da una silenziosa ‘chaise longue’. Convocazione discreta del maître d’hôtel, col quale si combinerà questo menu:

ASTACO ALL’AMERICANA

UOVA ALLA MESSALINA

PERNICIOTTI ALLA SULTANA

PISELLI ALL’ANTICA

MELE ALL’EVA GOLOSA

Vini: Sauterne – Chambertin Champagne Veuve Cliquot Ponsardin Demi-Sec

Gli effetti… incoraggianti di questo menu succulento, permettono di cominciare i lavori d’approccio quando verrà sturato il Chambertin, cioè quando entreranno in iscena i perniciotti alla sultana. Dopo gustate le mele all’Eva golosa si proceda spavaldamente agli attacchi più serii. Consigliabile la più meticolosa cura nella scelta del nido il quale deve essere elegante e dotato di incriticabile comfort: lo spessore delle portiere garantisca contro le indiscrezioni dei battenti all’uscio e la soffice morbidezza del tappeto sia tale da attutire cadute delle virtù più feroci”.

E le brune?

Il bruno ha un’infinità di toni che salgono dal ‘bruno Van Dyck’ dell’Arlesiana fino alle calde tinte delle Italiane, delle Castigliane, delle Andaluse. L’ambiente, che il nostro vieux marcheur consiglia quando si convita una bruna ad associare le delizie della mensa colle voluttà d’amore, dovrà essere scelto sempre in un restaurant di primissimo ordine: un gabinetto parato di stoffa antica nei toni d’oro vecchio: qualche profumino dovrebbe espandere delle emanazioni di verbena e di corylopsis: rose-tea e rose rosse sparse sulla mensa e sui mobili: garofani screziati e mimose sarebbero i fiori più indicati per adornarne il busto della vittima destinata all’olocausto. Un divano piuttosto elevato inviterà alle pose d’abbandono. Il menu sarà il seguente:

SUPREME DI SOGLIOLE ALLA D’ESTREE

UOVA AFFOGATE ALLA CLEOPATRA

FAGIANI ALL’ORIENTALE

ASPARAGI AL VERDE BOMBA DIAMANTE

Vini: Mosella – Chateaux Margaux, Xeres secco, Champagne Pommery Greno extra dry

Il Chateuax Margaux sarà assaporato con divozione quando verrà la volta del fagiano all’orientale: ne avrà maggior risalto la delicatezza degli asparagi che lo seguiranno dappresso. E infine gusterete quella cosa squisita che è la bomba diamante: troverete deliziose le varie sorte a di frutta, dalle ciliegie all’albicocca, all’ananas. I profumi eccitanti, le vivande delicate, i vini generosi paralizzano a poco a poco nella bruna ogni velleità di resistenza: le sue difese vanno man mano perdendo di vivacità… e ben presto essa s’abbandona, trionfatrice e vinta”.

Niente da dire sulla scelta dei vini. Ricordatevi però quanto espresso nel disclaimer iniziale sul calare l’opera nello spirito del tempo: le sole ultime tre righe del testo sopra varrebbero oggi all’autore, per lo meno, una giusta denuncia con divieto d’avvicinamento.

Naturalmente il ricettario del Rompini ci regala anche le singole ricette dei piatti proposti che non possiamo, a questo punto, non riportarvele, nel caso in cui vogliate provarvici, novelli Casanova con mestolo e forchettone, con le vostre – legittime – signore!

Una doverosa nota d’uso: i menu sono studiati da Prampolini per il puro scopo specifico di sedurre, vi troverete quindi anche un piatto di carne in ognuno di essi. Voi, cucinieri Casanova, di quel piatto non eccedete e gettatevi piuttosto sul pesce, in quanto – nel capitolo Influenza della carne del pesce sulla attività delle funzioni sessuali, basato su un accurato studio della letteratura di bromatologia scientifica – l’autore ne magnifica le qualità ‘stimolanti’ per l’uomo, tramite una storiella esemplare: pare infatti che il sultano Saladino, curioso di mettere alla prova la decantata virtù dei ‘dervis, astinenti anacoreti’, ne invitò due a palazzo per diversi giorni, nutrendoli con sfarzosi e ghiotti banchetti a base di carne, prima di lasciarli coricare ogni sera nelle loro stanze in compagnia di odalische ‘dalla onnipossente beltà’. Ebbene la lascivia delle odalische a nulla valse. Non pago della prova il sultano trattenne i due ‘dervis’ per un’altra settimana, nutrendoli stavolta del pesce più svariato. ‘Questa volta – racconta il nostro – le forze della natura non trovarono vincoli di divozione sufficienti a comprimerle: la virtù dei cenobiti fece pietosamente naufragi’.

Scorrendo poi il testo ci accorgiamo che dall’indice manca una piccola sezione interna dall’intrigante titolo di Consiglio agli uomini deboli, esplicitamente pensata per coloro ‘cui manca o cui vien meno il dovuto e desiderato grado di ardore ai ludi amorosi’. Per loro l’Autore raccomanda pasti in cui figurino pesci di mare, tartufi, lenticchie, carote, asparagi selvatici, montone, cumino, anice, pinoli, pistacchi e nocciole. I più ‘impigriti’, poi, potrebbero aiutarsi con una o due cucchiaiate da caffè di un ‘elettuario’ cui Rompini dà il nome di Balsamo di Ciprigna, un infuso – grandemente efficace – di fiori di stoechas, bacche di mirto, anice, carote selvatiche, stimmi di zafferano, datteri secchi, tuorli d’uovo, acqua di fonte e miele puro. Nell’opera trovate anche, ovviamente, le grammature consigliate ma, per puro spirito civico, non voglio riferirvele per evitare eventuali azioni inflazionistiche sugli ingredienti in questione o eventuali e non volute indigestioni!

(Nella descrizione dell’opera ho riutilizzato un articolo da me scritto e pubblicato nel n.0 di Cucina di Charta)

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